19Marzo2024

Silvio Trentin (1885-1944)

Silvio Trentin è una tra le più vigorose e affascinanti figure dell'antifascismo italiano.
Nato l'11 novembre 1885 a S. Donà di Piave, in provincia di Venezia, divenne a soli 24 anni il più giovane insegnante di diritto in Italia, avendo ottenuto la libera docenza in diritto amministrativo e scienza dell'amministrazione a Pisa il 10 giugno 1910. A partire dall'anno successivo insegnò all'ateneo di Camerino, quindi a Macerata (1921-22) e infine all'Istituto universitario di Ca' Foscari a Venezia (1923-26).
Volontario nella Grande Guerra, Trentin fu più volte decorato per memorabili azioni di ricognizione aerea.
Al suo rientro, nel novembre 1919, entrò alla Camera unico deputato della Democrazia sociale veneziana, una formazione democratico-riformista. Di breve durata, per la fine anticipata della legislatura nel 1921, l'esperienza parlamentare di Trentin si contraddistinse per l'alto profilo tecnico e morale. Merito suo furono l'istituzione dell'Ente di rinascita agraria per le province di Venezia e Treviso, di cui scrisse lo statuto di fondazione, e l'approvazione del decreto che autorizzava la bonifica integrale del terreni paludosi tra i fiumi Lemene e Livenza.
Gli anni successivi (1922-25) lo videro impegnato in intense battaglie civili nel Veneto minacciato nuovamente dalla malaria, dopo le distruzioni belliche, ma anche dal tentativo di monopolio delle risorse idriche da parte della società elettrica Sade.
Nel frattempo la sua opposizione al fascismo diveniva radicale, culminando nell'adesione all'Unione nazionale di cui fu uno dei principali dirigenti e al cui fondatore, Giovanni Amendola, fu legato da profonda amicizia.
Nel febbraio 1926 l'ex deputato della Democrazia sociale Silvio Trentin, brillante avvocato e professore universitario di diritto amministrativo, se ne andò con la famiglia in esilio in Francia. Si lasciò alle spalle l'agiatezza economica, il prestigio sociale e i privilegi della cattedra universitaria. Come lui disse, non poteva "continuare ad insegnare diritto pubblico, proprio quella materia che inerisce allo Stato, quando si è sotto il tallone di una dittatura che snatura e sradica quei principi stessi sui quali si fonda la vita dello Stato". Fu in quel momento una scelta controcorrente, condivisa nell'intero corpo accademico italiano solo da altri due colleghi, Salvemini e Nitti; e fu anche una "scelta di condizione" perché da allora Silvio non insegnò più.

Si stabilì a Pavie presso Auch, nel sud-ovest della Francia. Qui, nei primi tempi, curò una tenuta agricola di sua proprietà; fece quindi l'operaio tipografo, finché nel 1934 si trasferì a Tolosa, dove gli aiuti economici degli amici gli consentirono di aprire una libreria che ben presto divenne fervente ritrovo politico e intellettuale. Pur lontano da Parigi, centro del fuoruscitismo italiano, Trentin si impegnò nella lotta senza respiro al fascismo.
Aderì, quasi certamente nel 1927, al partito repubblicano; si mosse nell'orbita della Concentrazione antifascista; collaborò attivamente con la Lega dei diritti dell'Uomo; dal 1929 entrò a far parte di Giustizia e Libertà, divenendo con Lussu autorevole esponente dell'ala sinistra. Suoi interlocutori in quegli anni furono – oltre allo stesso Emilio Lussu – Carlo Rosselli, Alberto Tarchiani, Francesco Volterra, nonché Luigi Campolonghi, Francesco Ciccotti e Gaetano Salvemini.
Incessante, nell'esilio francese, fu altresì l'attività pubblicistica, sia come momento di battaglia politica che come studio scientifico. Merito di Trentin nel 1929 fu quello di svelare con Les transformations recentes du droit public italien – in assoluto la prima seria analisi dell'ordinamento giuridico fascista – la sua vera natura liberticida. Successivamente il suo antifascismo, tormentato e insieme lineare, lo spinse a progettare un ordine nuovo, rivoluzionario, incardinato sul federalismo tanto da farne un anticipatore dell'Europa federale unita.
Gli avvenimenti della seconda metà degli anni '30 lo videro ancora in prima linea e protagonista di così grande spessore8 da conquistare Oltralpe, a detta di Lussu, un prestigio superiore a quello di Carlo Rosselli. Non a caso i primi combattenti della resistenza francese, nel Sud-ovest, si strinsero attorno a Silvio Trentin per fondare nel 1941 l'originalissimo movimento "Libérer et Fédérer", di cui egli fu leader ed ispiratore del programma.
Durante la guerra di Spagna la sua Librairie du Languedoc si trasformò in uno dei principali centri di raccolta del volontariato antifascista e lui stesso si recò almeno quattro volte in zona di guerra.
Convinto fautore del fronte unico nello scontro contro "l'antidemocrazia", fu lui – a nome di GL – a sottoscrivere con il PCI e il PSI a Tolosa, nell'ottobre 1941, il primo patto di unità d'azione della resistenza italiana, dopo che l'accordo Molotov-Ribbentrop aveva diviso i partiti antifascisti.

Ai primi di settembre del 1943 ritornò a San Donà di Piave, sua città natale, per guidare l'ultima battaglia e per incitare ancora una volta alla lotta, come fece nell'Appello ai Veneti guardia avanzata della nazione italiana.
Da subito tra i capi del Partito d'Azione e della resistenza nella regione, Trentin lavorò in prima linea all'organizzazione politica e militare del costituendo esercito di liberazione. A Treviso e Feltre cercò invano di persuadere i comandanti a consegnare le armi alla resistenza. A Padova quindi con Concetto Marchesi ed Egidio Meneghetti diresse le prime sedute organizzative del Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Veneto (CLNRV) e fra il 15 e il 25 settembre intervenne a tutta una serie di incontri a Bavaria, tra Bassano e Treviso, dove vennero poste le fondamenta del comando militare unificato delle forze partigiane nel Veneto. Il 23 ottobre a Lussu, che gli chiedeva di entrare nella direzione centrale del CLN, Trentin rispose in una lunga lettera che il suo posto di battaglia era nel Veneto e non nella capitale.
La sera del 19 novembre 1943 Silvio e il figlio Bruno, allora sedicenne, vennero incarcerati a Padova. Furono rilasciati per mancanza di indizi ai primi di dicembre.
Da tempo Trentin era un uomo molto malato, in preda a forti crisi cardiache. Così il 6 dicembre fu ricoverato all'ospedale di Treviso da dove l'11 febbraio 1944 fu trasferito in un'altra clinica, a Monastier. Nei due mesi di degenza a Treviso Silvio nondimeno era riuscito a mantenere i contatti con i compagni di lotta, redigendo un abbozzo di costituzione per l'Italia del dopoguerra, su modello di quello per la Francia, scritto un anno prima. Riuscì inoltre a scrivere un ultimo Appello ai lavoratori delle Venezie.
La morte sopraggiunse il 12 marzo 1944. Silvio Trentin fu sepolto a S. Donà di Piave due giorni dopo. Le esequie si svolsero di sera, in un'atmosfera di semi-clandestinità, con la polizia fascista che, inquieta e allarmata, impedì al feretro di attraversare il centro della città. "Ma – come ha scritto Rosengarten – nessuna menzogna, nessuna repressione fascista avrebbe potuto far dimenticare che Silvio Trentin aveva lottato con tutte le sue forze per la causa della liberazione dell'umanità".

(testo di Moreno Guerrato; per maggiori informazioni clicca qui)

 

Si consiglia la lettura della biografia Silvio Trentin dall'interventismo alla Resistenza (Feltrinelli, 1980), di Frank Rosengarten. Lo studioso americano descrive l’evoluzione politica di Trentin, analizzando le componenti del liberalismo giuridico, del mazzinianesimo e dell’ideologia socialdemocratica nelle sue opere e nella sua attività scientifica e politica, fino al suo approdo al socialismo rivoluzionario e alla lotta attiva contro il fascismo nei lunghi anni dell’esilio  in Francia, nella guerra civile in Spagna e nella Resistenza in Italia (per maggiori informazioni su Frank Rosengarten clicca qui; per il volume, riedito nel 2021 da Ronzani, clicca qui).

Per un'introduzione alla figura e al pensiero di Silvio Trentin scarica l'opuscolo Silvio Trentin. Maestro di diritto, apostolo della democrazia, a cura di Fulvio Cortese.
Altri approfondimenti sono disponibili nelle sezioni Articoli, saggi e interventi e Testi di questo sito.